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Correttezza professionale

Il dilemma dell’Ing. Antonio

Dovrebbe segnalare agli organismi dell’Ordine i potenziali pericoli e l’impreparazione circa l’utilizzo del Costo del Ciclo di Vita?
Guarda il video Autore: Ing. Giovanni Ciccarelli – Ethical Leader

Antonio, nell’ambito della sua professione di ingegnere, si occupa da anni delle problematiche connesse all’introduzione del concetto di Costo del Ciclo di Vita nel mondo delle costruzioni ed alle relative metodiche di calcolo. In pratica si tratta di effettuare, già in fase di progettazione, una analisi economico-finanziaria che non si limiti a considerare i soli costi di costruzione dell’opera, ma anche quelli legati alla sua gestione e manutenzione, fino alla dismissione. Ciò allo scopo di individuare -con criteri oggettivi- l’opzione progettuale effettivamente più conveniente dal punto di vista socio-economico. (ISO 15686). In Italia questo tema è rimasto confinato al mondo accademico e di pochi ricercatori, sia per la sua intrinseca complessità, sia per la scarsa rilevanza pratica che gli viene attribuita. I corsi organizzati sull’argomento, che Antonio promuove attivamente, raccolgono un numero limitato di addetti ai lavori. Improvvisamente però il Costo del Ciclo di Vita viene introdotto nel nuovo Codice degli appalti e le Stazioni Appaltanti si trovano a doverlo considerare nei loro bandi di gara. Antonio comincia così a ricevere richieste di consulenza da parte di imprese e colleghi che devono affrontare richieste di produrre documenti e calcoli su un tema che conoscono solo vagamente. Un collega confessa ad Antonio, al quale si è rivolto per avere alcuni chiarimenti: ”Mi sono trovato in una commissione di gara a valutare, fra l’altro, anche il costo del ciclo di vita, un tema di cui non sapevo quasi nulla, ma in base all’esperienza mi sono accorto che i calcoli presentati dai vari concorrenti non avevano alcun senso”. Antonio pertanto si rende conto che lo strumento del Costo del ciclo di vita, sulla cui validità ed efficacia non ha alcun dubbio se usato e gestito correttamente, rischia di trasformarsi invece in un ulteriore fattore aleatorio se usato impropriamente da operatori impreparati o addirittura in un possibile espediente per spregiudicati comitati d’affari.

 

Cosa dovrebbe fare Antonio? Dovrebbe segnalare il suo convincimento all’Ordine Professionale e/o ai vari organismi che a livello regionale e nazionale si occupano di normazione e monitoraggio degli Appalti pubblici?

Consulta la check list ”ethical cycle”

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1

Identificazione del problema etico: situazione e soggetti coinvolti;

2

Analisi della situazione problematica e dei portatori di interesse coinvolti;

3

Identificazione delle alternative di soluzione e motivazioni alla base delle stesse;

4

Analisi etica delle motivazioni in relazione alla teoria etica di riferimento;

5

Riflessione critica etica e valutazione delle alternative di soluzione e loro motivazione;

6

Decisione circa l’azione eticamente accettabile;

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