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Ethical Leader

Ing. Piero Antonio Casellato

Quando nel 1963 mi laureai al Politecnico di Milano ero felice. Il piano di studi mi aveva portato a passare dalla matematica alla chimica, dalla mineralogia all’elettronica. Ricordo con riconoscenza tra gli altri il professor Bottani di elettrotecnica che mi aveva coinvolto con la sua apertura mentale e l’efficacia dell’insegnamento e il professor Ciribini di Ergotecnica che mi aveva stimolato a vedere oltre la tecnica. Così scelsi di andare a lavorare in una grande impresa dove entrai in contatto con innumerevoli problemi tecnici e umani.

Sono ormai in pensione e sono iscritto all’Ordine degli Ingegneri per continuare ad imparare e rendermi utile. Un’opportunità interessante è stata quella di partecipare a all’applicazione della PRASSI DI RIFERIMENTO (UNI/PdR 21:2016): Sviluppo della cultura dell’integrità dei professionisti - Indirizzi applicativi, voluta dall’Ordine degli Ingegneri e dall’UNI.

Con alcuni colleghi abbiamo iniziato un percorso di formazione nel quale approfondiamo i diversi stadi e comportamenti dello sviluppo morale e affrontiamo dilemmi etici che si possono incontrare nell’esercizio della professione. 

Questa iniziativa senza dubbio è molto utile e opportuna in questo momento in cui si devono affrontare problemi di dimensione planetaria e si prende coscienza della necessità di perseguire uno sviluppo più equo e sostenibile mettendo in primo piano le esigenze delle future generazioni.

Mi piace citare Edgar Morin che sottolinea alcuni punti deboli del modello di sviluppo attuale:

“In ogni campo, gli sviluppi delle specializzazioni e delle compartimentazioni burocratiche tendono a rinchiudere gli individui in un dominio di competenza parziale e chiuso e con ciò stesso tendono a frazionare e a diluire le responsabilità e la solidarietà…” (da Edgar Morin: Etica – Raffello Cortina Editore).

  “…il xx secolo ha generato progressi giganteschi in tutti gli ambiti della conoscenza scientifica, così come in tutti i campi della tecnica. Nel contempo ha prodotto una nuova cecità verso i problemi globali, fondamentali e complessi, e questa cecità ha prodotto innumerevoli errori e illusioni, innanzi tutto negli scienziati, nei tecnici, negli specialisti.

 “È necessario promuovere una conoscenza capace di cogliere i problemi globali e fondamentali per iscrivere in essi le conoscenze parziali e locali”  (da Edgar Morin “I sette saperi necessari per l’educazione del futuro” Raffaello Cortina Editore)

A mio modo di vedere la pressione a cui le imprese e i professionisti sono sottoposti per raggiungere stringenti obiettivi economici di breve periodo in un clima di forte competizione, non favorisce politiche adeguate alla complessità di una realtà in cui le variabili non sono solo economiche ma anche ambientali e sociali. Di conseguenza ci sono problemi fondamentali che non vengono affrontati o che vengono continuamente rimandati nel tempo.

L’obiettivo di promuovere un’intelligenza aperta e capace di riferirsi alla complessità in modo multidisciplinare può fare molti progressi. È un obiettivo prioritario, coerente con quello dell’aggiornamento professionale obbligatorio e che integra quello di acquisire sempre nuove competenze tecniche in ogni specializzazione. Dobbiamo essere sempre preparati a grandi cambiamenti anche perché la storia ci insegna che improvvisi mutamenti di scenario possono in pochi anni rendere obsolete e quasi inutili tante conoscenze limitate a singole specializzazioni. 

Questa iniziativa è uno stimolo importante per una riforma del pensiero e per lo sviluppo del nostro senso di responsabilità verso i problemi globali attuali e futuri, qualsiasi ruolo ricopriamo.

Dovremo quindi essere capaci di risolvere dilemmi etici non solo nei nostri specifici ambiti professionali ma anche i dilemmi che nascono dall’attuale modello di sviluppo che spinge ad aumentare continuamente i consumi nei paesi più sviluppati senza risolvere i problemi di drammatiche carenze in quelli più arretrati.

In un mondo in cui le risorse sono limitate, un’etica fondata su valori universali condivisi può diminuire i conflitti, frenare il deterioramento del tessuto sociale e garantire nuovi equilibri necessari per la sopravvivenza della specie umana.