LURASCHI E PARLANTE: ESSERE INGEGNERE NON E' SOLO PROGETTARE, E' UN MODO DI PENSARE E DI INTENDERE LA VITA, UNA PROPENSIONE E UN'ATTITUDINE ALLA SFIDA

Per questo importante appuntamento sono stati invitati più di 208 colleghi con un'anzianità di iscrizione che variava dai 50 ai 70 anni. Considerato il numero di colleghi coinvolti, si è deciso di organizzare quattro serate aventi l’obiettivo la consegna delle onorificenze. A tutti i partecipanti è stato consegnato un piatto celebrativo in argento personalizzato con il nome dell'iscritto e una spilla da apporre sulla giacca. La partecipazione e l'adesione da parte dei festeggiati è stata molto elevata, abbiamo premiato 108 colleghi, una partecipazione di più del 50% degli invitati.

Il collega con anzianità più alta è stato l’Ing. Gabriele Cozzaglio, iscritto dal 27/10/1950 (69 anni di iscrizione).

In alcuni casi sono stati premiati alcuni parenti degli stessi membri del Consiglio, come è successo per esempio quando il Presidente Bruno Finzi ha consegnato i riconoscimenti agli zii Amalia Ercoli Finzi e Filiberto Finzi oppure quando il Consigliere Davide Luraschi ha celebrato suo zio Beppe Luraschi.

Allo stesso tempo molto alta e sentita è stata la partecipazione dei parenti degli amici dei festeggiati i quali hanno gioiosamente riempito le sale dell'ordine.

La maggior parte dei presenti ha convenuto rispetto allo spirito di partecipazione e appartenenza all’Ordine: un autentico orgoglio di affiliazione a una categoria forse unica, cosa che vale indistintamente a tutti gli ambiti ingegneristici che essi siano edili o ambientali, gestionali o altro.

Durante le quattro giornate si sono susseguiti interventi estremamente interessanti (ogni premiato ha contribuito alla riuscita della serata grazie a un suo personale ricordo). Tra questi ricordi alcuni risalivano alla fine degli anni '50 quando l’ingegnere protagonista aveva girato il mondo per costruire dighe e opere di ingegneria civile e idraulica, per passare a chi si è dedicato agli impianti viaggiando dall’Asia al Medioriente fino agli Stati Uniti o ancora a quello che ha costruito importanti opere In Italia fino a chi è stato incaricato della gestione di importanti aziende.

Quasi tutti gli intervenuti, non solo quelli che per necessità hanno dovuto iscriversi all'Ordine per poter firmare un progetto, hanno sottolineato come, soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta appartenere a una categoria come quella degli ingegneri era un vanto e un lustro. L’iscrizione all'Ordine era la formalizzazione di un’appartenenza a un club esclusivo, composto di amici oltre che di colleghi.

A chi scrive tutto questo lo ha ricordato l’Ing. Vittore Ceretti il quale, 15 anni fa, rammentava come, sia dell’Ordine sia del Collegio, erano visti e sentiti come un luogo fisico e spirituale, una via di mezzo, un’estensione amichevole tra l’ ufficio e il salotto di casa, dove un giovane laureato poteva ritrovarsi allo stesso tavolo del grande progettista e con questi discutere sia dei massimi sistemi, sia di problemi reali e concreti avendone ovviamente ed evidentemente un indubbio beneficio. L’Ordine era una sorta di internet prima del suo avvento, dove ci si scambiava informazioni, consigli e suggestioni, un luogo di mezzo tra il professionale e il sociale.

Un altro elemento che ha accomunato quasi tutti i premiati è quanto essi continuino a operare nonostante il raggiungimento dell’età pensionistica.

Quasi nessuno dei premiati infatti non ha visto la pensione come un raggiungimento di un obiettivo o di un traguardo, ma solo come un inevitabile appuntamento anagrafico, senza che questo significasse sospendere la propria attività, molto amata e sentita. Questa esperienza, estremamente positiva e che verrà ripetuta nei prossimi anni, ha contribuito senza alcun dubbio a favorire una maggior consapevolezza dell’essere ingegnere e di appartenere a un sodalizio, a un “club” che non deve essere visto unicamente come qualcosa di obbligatorio ai fini professionali, ma come una appartenenza a un gruppo, a una categoria di persone che fanno della loro professione un vanto e del “sapere ben operare”, un motivo di orgoglio.

È stato ribadito che fare l'ingegnere non è solo progettare, non è solo firmare un progetto, una diga o uno stabilimento ma è esso stesso modo di pensare, di lavorare e di essere, un modo di intendere la vita, una propensione e un’attitudine alla sfida, ma soprattutto, attraverso la capacità di sintesi, alla capacità di vedere il problema e di saperlo affrontare e di “ingegnarsi” al di là della mera necessità di firma e di risolvere problemi e sfide.

Davide Luraschi 

Consigliere dell'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano

Gabriella Parlante

Consigliere Segretario dell'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano